Albert Lee è una divinità della chitarra. Un genio della sei corde di cui si fatica a cogliere, in toto, l’ampiezza dello spessore artistico e creativo, tanto questo è vasto.
Lee è un virtuoso insignito per cinque volte di fila col titolo di miglior chitarrista country al mondo da Guitar Magazine; un musicista che ha scritto e suonato una canzone come "Country Boy”, capace di ridefinire lo standard tecnico ed esecutivo per più di una generazione di chitarristi country. Ma Lee, considerato per antonomasia il chitarrista dei chitarristi, è apprezzato non solo per la velocità e l’articolazione pirotecnica del suo fraseggio: il suo tocco, la delicatezza e proiezione melodica del suo playing sono altrettanto spettacolari. La sua capacità di emulare con la chitarra il suono delle pedal steel è commovente.
Albert Lee, però, non si limita a una popolarità frutto di una capacità strumentale aliena.
I suoi credici artistici sono stupefacenti: Lee ha suonato su “Just One Night” di Eric Clapton (uno dei dischi di chitarra più grandi di tutti i tempi), ha duettato con Steve Morse, Steve Vai e John 5; ha messo la sua sei corde al servizio di Joe Cocker, Dolly Parton, Jerry Lee Lewis e ha scalzato Richie Blackmore dei Deep Purple nell’ambizioso progetto orchestrale "Gemini Suite" del tastierista della band Jon Lord.
Abbiamo incontrato Lee in occasione della promozione delle sue (20 e 21 luglio, Milano e Pordenone) e abbiamo raccolto una serie di pillole musicali preziose, in esclusiva per i lettori di Accordo. Suggerimenti per i principianti, spunti per la tecnica plettro e dita, ascolti e musicisti di riferimento.
Per lanciare questa serie di pillole, non potevamo che scegliere questo spunto di riflessione davvero emozionante.
Quando abbiamo chiesto ad Albert Lee che cosa per lui sia il virtuosismo, quale sia il peso che per lui rivestono nello spessore di un musicista la tecnica e la velocità - elementi che lo hanno sempre contraddistinto - ci ha risposto: “Il virtuosismo ha poco a che fare con la quantità di note che esegui. Un virtuoso è qualcuno che suona qualcosa, anche di molto semplice, ma con un gusto e un feeling eccezionali. Questa è la mio visione di virtuosismo”.
Non stupisce che di Albert Lee, Jimmy Page e Ritchie Blackmore abbiano parlato come di un “autentico gentiluomo che non conosce il significato della parola ego”.
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