di redazione [user #116] - pubblicato il 14 maggio 2019 ore 07:30
I quattro stadi di potenza rendono il Nextone un vero amplificatore multiuso. Grazie alla tecnologia Tube Logic, evoluzione del COSM, il Boss mantiene una spiccata personalità. Lo abbiamo messo alla prova con un Michele Quaini, il suo nuovo look, un Telefunken e la fidata John Cruz.
La tecnologia Tube Logic sviluppata da Roland ha già fatto la sua comparsa sulla serie Blues Cube. La ricerca tecnologica ha portato allo sviluppo di un sistema che permettesse non solo di simulare il suono di un circuito a valvole, ma di copiarne pregi e difetti per raggiungere il top per dinamica e volume, regalando ottime soddisfazioni soprattutto sul crunch, dove spesso le simulazioni si arrendono.
Le forme sono molto classiche. Tolex nero e rete grigia ci portano subito verso gli USA, ma dando un’occhiata al pannello cromato che ospita i controlli non ci si può sbagliare. Sotto le mani abbiamo ben più di un classico combo a valvole.
Bisogna prendere confidenza con le molte (12) manopole a disposizione. Oltre ai classici controlli di EQ per alti medi e bassi abbiamo il gain e il volume per il canale LEAD e il solo volume per il CLEAN. Proseguendo abbiamo la sezione di effetti digitali. Questa comprende riverbero e delay con tap tempo. Per finire presence e master. Sulla destra due selettori a quattro posizioni permettono di scegliere sia la potenza da erogare (da stanby fino a 80w) e la sezione finale che si vuole utilizzare. In questo caso le opzioni disponibili sono 6V6 e 6L6 per la sezione American che EL84 e EL34 per la sezione British.
A questi controlli si aggiungono infine i pulsanti per aggiungere bright e boost. Due funzioni molto utili, soprattutto sul canale clean che con la botta di volume diventa un crunch appena accennato.
Sul retro infine abbiamo la possibilità di connettere degli effetti in un loop seriale, di collegare un footswitch per selezionare boost e canale e il tap tempo per il delay. Line out e Rec Out permettono di mandare direttamente all’impianto il sound (o a un paio di cuffie) mentre la porta USB schiude tutto un altro mondo. Tramite l’USB si può entrare nel Nextone Editor disponibile sia per Mac che per Windows. Questo permette di personalizzare i parametri interni dell’ampli, inclusi i controlli di tono, EQ, sag, bias, effetti e molto altro ancora.
Chi si porterà a casa il Nexton avrà tutto il tempo per smanettare nell’editor che, pur essendo user friendly, ha talmente tanti parametri da necessitare di un bel po’ di esperimenti. Nella nostra prova ci siamo concentrati, invece, nei parametri prêt-à-porter.
Il clean, con un Strat, è super brillante, soprattutto quando ci si trova nella parte americana. Spostandosi verso destra, attraversando l’Atlantico però, si recuperano un po’ di basse, senza nemmeno toccare l’EQ. Il cambio è abbastanza evidente, dal punto di vista timbrico, ma ancora più efficace per quanto riguarda gain e volume che nel British risultano essere più aggressivi.
Il bright che spinge sulle alte può sembrare esagerato quando si prova l’amplificatore da soli, nella propria stanza, ma dà l’impressione di poter aiutare a bucare il mix, sopratutto quando la band è bella affollata.
Il boost dà quel tocco di cattiveria che permette di spingere verso un crunch brillante ma più caldo di quanto ci aspettassimo anche le 6V6. Giochiamo un po’ sul bordo tra il pulito e il distorto ma ci vuol poco per spostarsi sul canale LEAD.
La scelta del nome è fuorviante perché il secondo canale del Nextone è in grado di portarci a spasso su una distorsione leggera, che lascia ancora intuire il sound pulito dello strumento. Una distorsione molto moderna, ma con poca compressione. La riserva di gain però è veramente grande. Basta superare la metà corsa e sotto le dita ci ritroviamo un sound hard rock acceso e potente. Le quattro modalità variano in maniera ancora più evidente quando si è sul canale distorto. La sezione inglese è molto più carica sulle basse, che diventano prepotenti e quasi si è tentati di toglierle con la manopola dedicata.
Gli effetti digitali sono davvero interessanti. Semplici da utilizzare, ma di ottima qualità. Il tap tempo, fondamentale per un delay che vuole essere versatile, fa il suo dovere. Il riverbero ha sufficiente decay per passare da una lieve riflessione al surf rock con serenità.
Nonostante il Nextone Stage sia un amplificatore versatile e tuttofare ha una spiccata personalità. Le quattro anime selezionabili ne variano il timbro, ma senza snaturare il sound che lo caratterizza, potente, brillante e a tratti acidello. È un amplificatore che può sembrare strizzi l’occhio al vintage ma con la dotazione di bordo e la voce che esce dal cono custom da 12” lo rendono moderno e all’avanguardia.