Questa storia è molto ordinaria. E, proprio per questo, molto inquietante. Se avrete la pazienza di arrivare in fondo, vi spiegherò per filo e per segno com'è andata e vi dirò tutto quello che ho sbagliato in questa faccenda. Come vedrete, per un eccesso di sicurezza in me stesso, ho fatto un sacco di c@##ate.
Cominciamo: dunque, pur esendo un amante di ampli valvolari e pedalini, da qualche settimana ero stato colto da un attacco di GAS per un sistema digitale moderno e compatto. Tanto che, qualcuno lo ricorderà, lo avevo inserito nella mia della scorsa settimana proprio qui su Accordo. Nella lettera a Babbo Natale parlavo di un NUX MG-30 ma poi qualche amico mi ha fatto notare che, allo stesso prezzo di un MG-30 nuovo, avrei potuto comprare un Line6 POD Go usato. Guardo qualche recensione, sempre su Accordo, e mi convinco che il POD Go sia la macchina che fa al caso mio (lo penso tuttora e mi rode che sia andata com'è andata). Qui sotto vi lascio anche il video sul canale YouTube di Accordo, sempre a cura del mitico Pietro.
Ma veniamo alla spinosa faccenda. Infervorato dall'idea del POD Go, mi metto alla ricerca sui più noti portali di annunci. Nessuno ne vende uno usato a Milano - dove vivo - e i prezzi di quelli offerti in varie parti d'Italia si allineano tutti nella fascia tra i 350 e i 400 euro. Finché, dopo qualche giorno di ricerca, non esce un annuncio a Savona, quindi comunque distante da me, ma a 300 euro. Un prezzo più basso della media, ma non assurdo o sospetto. Un annuncio normale quindi, scritto decentemente e pubblicato da tale Valerio (nome di fantasia), che contiene una sola foto "da catalogo" dell'oggetto. Nella mia risposta indico anche il mio numero di cellulare per un contatto su Whatsapp. Vengo ricontattato infatti proprio attraverso Whatsapp, non da Valerio ma dal padre di lui, tale Francesco (altro nome di fantasia). Francesco, senza che nemmeno glielo chieda, mi manda foto piuttosto dettagliate dell'oggetto, della scatola e degli accessori, questa volta foto scattate in casa. Mi dice che il POD Go l'aveva preso per sé, con l'idea di prendere qualche lezione di chitarra, ma di aver poi abbandonato subito. La cordialità (ma senza eccessi di confidenza e senza toni o parole in grado di insospettirmi) e il fatto che il tipo con cui credo di parlare mi dice di essere un papà, mi convincono di trovarmi davanti a una persona seria e reale. E c'è di più: in qualche modo mi immedesimo, essendo anche io un papà e di avere la sua stessa passione, cioè la chitarra. Un elemento da non sottovalutare quello del contatto empatico, ma ci torneremo.
Dico a Francesco che l'oggetto mi interessa e che eventualmente, per velocizzare i tempi, sarei disposto a fargli un bonifico istantaneo. Come vi dicevo sopra, ho concluso un numero veramente alto di trattative, pagando quasi sempre con bonifico e non avendo mai problemi. Lui mi risponde che purtroppo la sua banca non accetta i bonifici istantanei e questa è la prima cosa che mi fa alzare un sopracciglio: ma mi tranquillizzo in fretta perché, con una breve ricerca su Google, scopro che alcuni istituti di credito davvero non aderiscono al servizio. Inoltre Francesco mi propone subito l'alternativa che mi pare più sicura in assoluto, cioè PayPal. PayPal che io, tra l'altro, non utilizzavo da anni. Ma così, d'istinto, mi sono detto: un potenziale truffatore potrà propormi altri strumenti ma non certo PayPal. Quindi ho risposto che non c'era problema. Lui mi dice "mi informo bene perché uno spedizioniere di mia fiducia dovrebbe poter spedire anche domani, nonostante sia la vigilia di Natale". Io gli rispondo che per me andrebbe bene e che ci saremmo appunto risentiti l'indomani mattina.
La mattina dopo accendo il telefono piuttosto tardi, verso le 10:30. Non trovo suoi messaggi o chiamate, il che tutto sommato mi pare un buon segnale, cioè questa persona non mi sta facendo alcun tipo di pressione per concludere la transazione (di solito i truffatori insistono). Gli scrivo io e lui mi dice che non solo ha verificato il fatto che lo spedizioniere sia effettivamente al lavoro, ma aggiunge che si è permesso di lasciargli il pacchetto con il POD Go, in quanto doveva fare altre spedizioni per suoi amici e parenti. "Quindi - spiega - mi basta dargli l'ok e aggiungere il tuo indirizzo e lo spedizioniere 'amico' avvolgerà il pacchetto nel pluriball, così sarà pronto per il ritiro pomeridiano. Al momento del ritiro riceverai email con il tracking, anzi fammi sapere se preferisci l'email oppure l'sms. Perciò dimmi pure quando sei pronto e procediamo con il pagamento".
Immagini che rendono bene l'idea: parte 1
Io in quel momento sono tutto contento perché mi pregusto il Line 6 a casa mia nei giorni compresi tra Natale e Capodanno, ma gli faccio presente che - chiedo anche scusa per sembrare malfidente - io non ho nemmeno il suo cognome e il suo indirizzo e che vorrei anche avere riferimenti per contattare eventualmente questo solerte amico spedizioniere. Nel giro di un paio di minuti "Francesco" mi invia il suo indirizzo di Savona (o perlomeno mi fornisce un indirizzo, anche se dubito sia davvero il suo), nonché nome, cognome e indirizzo dell'amico spedizioniere. Incrocio con Google Maps gli indirizzi (quello di Francesco e quello dello spedizioniere) e sembrano coerenti: prima di tutto esistono, inoltre non sono particolarmente distanti l'uno dall'altro, quindi tutto sembra avere senso. All'indirizzo dello spedizioniere corrisponde in effetti una sede di un famoso operatore di logistica. Per curiosità cerco sui social (FB e IG) i profili di Francesco e quello dell'amico spedizioniere e qui, con un po' di sorpresa, non trovo né l'uno né l'altro, cioè trovo gente con i loro nomi (abbastanza usuali) ma si tratta di utenti che non corrispondono per età né per area geografica. Strano. Però, mi dico, oh, dai, non è che proprio tutti sono sui social con il proprio nome, molti usano pseudonimi o, spemplicemente, non si iscrivono e basta. Mi resta comunque un senso di dubbio, perciò chiamo la sede savonese dell'azienda di logistica all'indirizzo indicato da Francesco: risponde una segreteria telefonica, riaprono il 27 dicembre. Un po' allarmato, lo scrivo a Francesco, sempre su whatsapp: "Guarda che è chiuso, come hai fatto a portare lì il pacco?". Lui mi risponde un attimo dopo, asserendo che "Come ti avevo spiegato, questo amico lavora dentro ed è vero che l'esercizio oggi è chiuso al pubblico/privati, ma resta aperto per le aziende: il mio amico, dato il rapporto che c'è tra noi, mi fa il favore di inserire la spedizione tra quelle aziendali". Le parole chiare e apparentemente sensate quasi mi fanno ssentire una merda per aver sospettato di lui. Del resto ricordo che io stesso, qualche anno fa, ero diventato amico di un ragazzo che gestiva un negozio tipo Mail Boxes e in diverse occasioni era stato così carino da aver fatto piccole eccezioni per non scontentarmi.
Perciò, eccoci: "Ok Francesco, sono pronto a pagare". Lui mi fornisce la email del suo account PayPal e - particolare cruciale - mi chiede la gentilezza di poterlo pagare in modalità "amici-parenti", in modo che lui non debba pagarci sopra percentuali. L'idea non mi piace, perché pur non essendo un assiduo utilizzatore di PayPal ricordo che questa modalità non mi copre da possibili frodi, tuttavia - mi dico - Francesco è stato così gentile da non chiedermi nemmeno di contribuire alle spese di spedizione (chissà come mai, mi dico col senno di poi), perciò faccio come dice e pago. Resto un attimo perplesso quando PayPal mi notifica il pagamento avvenuto a favore di Antonio (nome di fantasia) e non Francesco, anche se il cognome è lo stesso. Chiedo lumi a Francesco che ancora una volta mi rassicura: "Certo, Antonio è il nome di mio figlio". Ma il figlio non era Valerio? Vabbè - mi dico - avrà più di un figlio, anche io ne ho due, ci sta.
Ma, pensate a volte le casualità, in quel preciso istante Francesco evapora. Gli mando dei messaggi su whatsapp, messaggi che lui non riceve più: whatsapp mi mostra solo una spunta grigia. Ho un terribile presentimento. Aspetto qualche ora, cercando di non stare lì a fissare il cellulare come un deficiente. Nel tardo pomeriggio, visto che la situazione non è cambiata, gli telefono: mi risponde una strana segreteria (in italiano) che mi invita a lasciare un messaggio, ma curiosamente pur essendo un numero italiano la segreteria non è Tim, né Vodafone, né Wind, PosteMobile o altro, non viene detto il nome di alcun operatore. Alle 20 non ho più dubbi, solo spiacevoli certezze. Che si confermano ulteriormente quando, a tarda sera, tento un'ennesima chiamata, questa volta non utilizzando la rete telefonica, ma il sistema whatsapp: in questo caso il telefono squilla, ma nessuno risponde. Il giorno dopo (25 dicembre) anche l'annuncio dal noto portale è stato rimosso e non vedo più nemmeno l'utente. Alla luce di tutto questo, mando a Francesco un nuovo messaggio, stavolta meno gentile (ma senza scadere nell'insulto o nella minaccia, anche perché non servirebbero proprio a niente), con alcune domande molto precise. Dopo alcune ore questo messaggio viene effettivamente letto (spunte blu su whatsapp) e lui risponde con un messaggio che non contiene alcuna spiegazione chiara ma solo scuse generiche, con quel tono di monocorde gentilezza a cui ormai mi sono abituato, e la rassicurazione sul fatto che l'indomani (26 dicembre) lo spedizioniere sarebbe stato aperto etc. Inutile dire che ho immediatamente controllato e che quell'attività è totalmente chiusa il giorno di Santo Stefano.
Ho deciso quindi di mollare il colpo, cioè di non stargli addosso: non servirebbe a niente, se non a farmi bloccare o a fargli spegnere il cellulare. Ne ho parlato con qualche amico in questi giorni, qualcuno ha avuto esperienze similie e - a meno di una svolta positiva che ritengo a cavallo tra l'improbabile e l'impossibile - mi rivolgerò alla Polizia Postale, anche se con pochissime speranze. Nel frattempo ho segnalato la probabilissima frode al servizio clienti del noto portale di annunci (non è Mercatino).
Immagini che rendono bene l'idea: parte 2. Un mio simile raglia su un prato in Francia, vicino alle spiagge di Etretat. Pare che si fosse fatto fregare tutte le sue preziose carrube.
Ok, lo so cosa state pensando: sono un babbeo. Ho inanellato una serie di superficialità e cretinerie da sembrare un vero pollo. E sì, lo sono davvero.
Avrei dovuto stabilire un contatto telefonico con questo tizio e, parlandogli al telefono, avrei potuto fargli domande specifiche, anche a bruciapelo: probabilmente sarebbe emerso che non sapeva nulla dell'oggetto che fingeva di possedere/vendere e questo mi avrebbe salvato (non posso averne la certezza, ma è probabile).
E poi, i chitarristi di solito parlano volentieri con gli altri chitarristi: spiegano le proprie impressioni sugli strumenti, fanno mille nomi di prodotti, ti dicono che chitarre hanno, quali vorrebbero... lui no, non mi ha detto niente tranne il fatto che "ho preso lezioni ma poi mi sono stancato". Ecco, se uno dice solo lo stretto indispensabile, senza una minima nota a margine circa gli elementi della sua passione, beh questo già potrebbe essere un motivo per drizzare le antenne.
Ma veniamo alle cose più oggettive: solo uno stupido - e io lo sono stato - può credere che un'azienda di logistica chiusa per festività abbia davvero al suo interno qualcuno che lavora in camera caritatis il pomeriggio del 24 dicembre, come se fosse un elfo di Babbo Natale nel retrobottega. E se proprio fosse, allora non dovrebbe essere difficile poterlo sentire due secondi al telefono per avere specifiche, dettagliate e inoppugnabili informazioni da parte di costui.
PayPal in modalità amici: ragazzi, no, usarla è fuori discussione. Sono stato un totale babbeo ad accettare di procedere in quel modo, mi sono dato la zappa sui piedi da solo e in particolare non avrei dovuto farlo dopo aver riscontrato che il tizio e il fantomatico amico spedizioniere non esistono su nessun social network. In sintesi, certo, a fregarmi è stato questo infame truffatore, ma io ci ho messo del mio, facendomi forte della mia esperienza di centinaia di acquisti andati bene: e poi mi sono in qualche misura autoconfermato facendomi bastare elementi ben poco solidi (elementi dalla logica fallace, tipo "perché un truffatore dovrebbe vendere proprio un oggetto di questo tipo e non qualcosa di ben più comune, come uno smartphone o un accessorio di lusso?", oppure "perché proprio Paypal, che è uno strumento sicuro?").
Insomma, mi sono fatto fregare ben bene e ora, oltre a non avere né il POD Go né i 300 euro sul conto, mi sento orecchie d'asino che nemmeno Pinocchio. Come andrà a finire? Male, temo. Ma proverò tutte le strade percorribili e vi darò aggiornamenti. |